ITINERARIO / 1

Mediterraneo

come leggerezza

Emilio Pucci

Couturier/Stilista/Fashion designer

Stilista, nato nel 1914 a Napoli, viene a mancare a Firenze nel 1992. Sciatore olimpico, debutta nel 1947 nel settore dello sportwear in maniera casuale. Dopo un allenamento quotidiano, improvvisa un corredo da sci per una sua amica. Una tuta che sarà immortalata dalla rivista “Harper’s Bazaar”. Si spalancano, per Pucci, le porte del mercato americano. Pochi episodi nel settore dell’abbigliamento sportivo. Nel 1949, insieme con Livio De Simone, decide di organizzare la prima sfilata a Capri, avviando la straordinaria stagione di Mare Moda Capri. In questa occasione, presenta una collezione mare caratterizzata dai toni del bianco e del nero, realizzata con i tessuti stampati della Guido Ravasi di Como. Questo episodio segna l’inizio della collaborazione di Pucci con il sistema serico comasco. Esito di questa collaborazione una ricerca tessile fatta di texture pittoriche e texture disegnate, di pattern astratti e iconografici, di colori pastelli e colori brillanti, di tinte piatte e tinte timbriche.

Scheda Tecnica

Abito sarong.

Emilio Pucci. Florence – Italy

1966-1967

Primavera/Estate

Boutique

14

S11/ Z5

Tessuto twill di seta stampata; bottoni a pressione metallici; etichetta ricamata.

Tessuto twill di seta stampato all over con la tecnica a quadro. Presenta il motivo della “Vetrata” (texture ideata da Pucci nel 1966), multicolor (ciano, verde menta, magenta, blu acqua, lilla, crema).

L’abito sarong, di ispirazione indonesiana, presenta il disegno “Vetrata” realizzato da Pucci nel 1966. È costruito secondo gli espedienti progettuali frequentemente adottati dal Marchese. La composizione dell’abito muove dal posizionamento meticoloso di quadrati di stoffa 90×90 cm (misura tipica di un foulard). Pucci si sofferma sul disegno della texture, sugli elementi che caratterizzano il bordo, sul movimento dell’armatura e delle pieghe. La costruzione della foggia si fonda sull’assemblaggio di più foulard a forma quadrata. Il montaggio avviene grazie a bottoni a pressione posizionati sulle giunture del corpino e della gonna (nella parte dell’orlo superiore e dell’orlo inferiore). Il risultato è un abito sarong dalla linea verticale: nella parte inferiore, da un quadrato di tessuto bipartito si generano una gonna/pareo e una gonna/pantalone.

Il tessuto dell’abito sarong presenta una serie di imperfezioni (sfilacciamenti e lesioni) causati dal tempo e dalla manutenzione. Inoltre, il tessuto nel dritto è leggermente stinto. Una riduzione della brillantezza del colore dovuta all’esposizione a fonti di calore non idonee. Per maggiori informazioni consultare l’archivio del Museo della Moda.

Emilio Pucci Heritage Hub; Fondazione Antonio Ratti di Como

L’opera di Pucci è presente in diversi volumi. Tra gli altri: 

Spilker K. (1991). Pucci.  A Renaissance in Fashion. New York: Abbeville Press. 

Ricci S. (1996). Emilio Pucci. Milano: Skira. 

Celant G. (a c. di) (1996). Biennale di Firenze. Il tempo e la moda. Emilio Pucci. Milano: Skira. 

AA. VV. (2014). Emilio Pucci e Como. 1950-1980. Como: Nodo Libri. 

Arezzi Boza A., Chitolina A., Friedman V. (a c. di) (2021). Pucci. Colonia: Tashen. 

L’opera di Pucci è presente in importanti mostre personali e collettive. Tra le altre: 

Biennale di Firenze. Il tempo e la moda. Emilio Pucci. Celant G. (a c. di) (1996). Firenze: Palazzo Pitti. 

Emilio Pucci. Disegni 1949-1959. Sisi C. (a c. di) (2004). Firenze: Palazzo Pitti. 

Emilio Pucci. 1957. La collezione palio. Arezzi Boza A., Anselmi Zondadari M. (a c. di) (2007). Siena: Santa Maria della Scala. 

Contromoda. La moda contemporanea della collezione permanente del Los Angeles County Museum of Art. Frisa M. L., Spilker K., Takeda S. (a c. di) (2007-2008). Firenze: Palazzo Strozzi. 

Donazione da parte di Enrico Quinto

Luogo: Collezione permanente del Museo della Moda


Stato: Necessita di restauro

Autore: Paola Maddaluno.
Si ringrazia l’Emilio Pucci Heritage Hub; Alessandra Arezzi Boza; Aurora Fiorentini. 


Data: 10 marzo 2022


Disegno grafico scheda: Antonio D’Amato


Marco Bernardini

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