L’azienda, che vanta 5 siti produttivi, svela l’atelier di Napoli su connect. «Guardiamo al futuro grazie a una nuova generazione di sarti», ha detto a MFF il ceo De Matteis
Kiton mette l’accento su know-how e formazione. L’azienda partenopea ha aperto le porte dell’atelier di Napoli per mostrare le fasi di vita e i metodi di lavorazione delle giacche e degli abiti, in occasione della presentazione digitale su Pitti connect e in attesa della collezione autunno-inverno 2021/22, che sarà svelata domani per Milano moda uomo. Il live streaming ha permesso così di scoprire tutto il Made in Italy del marchio, che vanta cinque siti produttivi nella penisola.
«Qui a Napoli abbiamo anche camicie, cravatte, il womenswear e le scarpe, a Caserta i pantaloni sportivi, a Fidenza la maglieria, a Parma la giubbotteria fino ad arrivare a Biella per i tessuti», ha spiegato nel video Antonio De Matteis, ceo dell’azienda. Il tour parte dal laboratorio di tessuti, dalla vicuña jacquard che si può fare solo con telai specifici fino a quelli fatti con le lane più fini del mondo. Nella capsule Knt, il tessuto con elasticità orizzontale dà la possibilità di avere un grande comfort senza perdere shape e vestibilità. «Siamo nel cuore dell’azienda dove nascono i capispalla della collezione, la produzione è fatta a mano grazie a 180 sarti, cosi come si faceva nelle storiche sartorie». Si passa dal tavolo delle ricamatrici allo stiro che non stressa i tessuti, dall’area dedicata alle maniche e ai colli fino ad arrivare a quella per il taglio. Ci vogliono circa 25 ore per fare una giacca in Kiton.
«Negli anni 2000 abbiamo fondato la scuola di sartoria, in ogni nostro reparto c’è sempre qualche ragazzo uscito da qui. Siamo riusciti a formare un nuova generazione di sarti. Questo ci ha assicurato il presente e un domani di tranquillità», ha proseguito De Matteis. «Guardiamo al futuro con ottimismo, dobbiamo superare i prossimi tre mesi, ma poi con il vaccino avremo una situazione più rosea. In quel caso, rinnovo l’invito ai giovani a viaggiare, a guardare il mondo con i loro occhi per sperimentare», ha concluso il manager