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Etica, sostenibilità sociale e ambientale.
Così riparte la moda

La Milano Fashion Week dell’era post-covid ci ha insegnato che la moda è fatta da persone e mettere l’essere umano e l’ecosistema al centro del business hanno più chance di battere la crisi

La sostenibilità non deve essere solo ambientale, ma anche sociale. Con questa semplice frase Carlo Capasa, presidente di Camera Nazionale della Moda Italiana ha sintetizzato l’impegno del sistema moda italiano durante il suo intervento a Il Verde e il Blu festival questo fine settimana. Aggiungendo poi, in risposta alla direttrice di iO Donna Danda Santini che «La sfida della sostenibilità sociale e del giusto salario per chi lavora nella moda è fondamentale e ha un pari peso con la sostenibilità ambientale». Una strada che le aziende manifatturiere italiane hanno iniziato a percorrere anni fa e che oggi conta sempre più realtà virtuose che producono eccellenza e lusso, rispettando ambiente e persone.
Nell’attesa che un giorno un QR code consenta a tutti i consumatori di conoscere i dettagli di ogni capo e le regole con cui è stato confezionato – come ha auspicato Marina Spadafora – vale sempre la pena accendere i riflettori su chi già si impegna su questo fronte.
Il caso di Brunello Cucinelli, per quel che riguarda l’etica del lavoro, e quello di Tiziano Guardini, per la sostenibilità dei capi, sono tra i più noti, ma sono diverse le realtà, piccole e grandi, che si impegnano per garantire un prodotto etico e mettere le persone al centro della loro ispirazione. Ne citiamo solo alcune a campione, per fortuna la lista è lunga, e ci auguriamo che se il coronavirus cambierà il nostro modo di fare shopping, lo faccia in direzione del “comprare meno, per comprare meglio”. Capi fatti bene che durino, che non inquinino e che non diventino rifiuti non riciclabili nell’arco in pochi mesi.

La filiera “bio” di Lanificio Colombo

Non sempre cashmere nella nostra mente fa rima con sostenibilità. Eppure c’è chi, come Lanificio Colombo, da anni si impegna per garantire una filiera non solo ecologica ma anche etica per i suoi filati preziosi. Cambiamenti climatici e incertezza idro-geologica sono nuove minacce che mettono a rischio la sopravvivenza delle popolazioni che vivono nell’Inner e nell’Outer Mongolia, i difficili e magnifici territori delle capre cashmere. A seguito della richiesta di aiuto per la protezione di queste terre e delle popolazioni che le abitano, è nata la Sustainable Fibre Alliance, per garantire educazione, sviluppo ed economia sostenibile delle comunità dei pastori mongoli e implementare un Codice di Salvaguardia affinché i pastori adottino sistemi di allevamento intesi a rispettare ancora di più il welfare degli animali, in particolare nei periodi di condizioni climatiche molto rigide.

Le borse fatte a mano di Nico Giani

Dalle sconfinate pianure mongole al piccolo atelier fiorentino, decisamente più corta è la filiera di Niccolò Giannini, ma non meno sostenibile. Perché a impunturare le borse e foderare i bottoni di pelle delle deliziose creazioni Nico Giani è sua mamma e il resto lo fa lui con le sue mani. E l’ispirazione per la nuova giocosa collezione di borse e secchielli gli è venuta stando a casa durante il lockdown, quando tutti siamo stati costretti «a fare un passo indietro e guardarci da fuori». Così è nata l’idea bottone fasciato tono su tono, punto focale di una serie di modelli micro e mini. «Il vantaggio di farsi le cose da soli è che le fai come le hai immaginate. Certo poi la difficoltà del mettere in pratica le idee è tutta tua» ha ironizzato Niccolò Giannini durante la sua presentazione alla Milano Fashion Week. Ma fintanto che realtà come la sua continueranno ad essere portavoce della capacità italiana di fare moda, gli auguriamo di riuscire sempre a dare vita alle sue visioni.

Le muse coraggiose di Nume

E se c’è chi fa tutto all’interno del nucleo familiare, nel panorama del Made in Italy post-Covid c’è anche chi, come due imprenditori torinesi specializzati in pellami per automobili e nautica, ha deciso di mettere il suo know how al servizio della moda. Trinchero – azienda leader nel settore – ha deciso di approcciarsi al mondo degli accessori in un momento difficile per l’industria, e lo ha fatto in modo ecologico, con pelli lavorate senza acque di scarico ed energia prodotta tramite fotovoltaico. L’ispirazione? Le figure femminili dell’automobilismo. Le leggendarie pioniere che hanno stimolato la nascita di Nume, sono Odette Siko, la pilota francese che per prima fece la 24 Ore di Le Mans; Violette Cordery, che infranse ogni record all’autodromo Nazionale di Monza nel 1926 e alcune delle icone del motorsport come Tamara de Lempicka alla guida della sua fiammante Bugatti. Ragazze ribelli, donne decise, simbolo di libertà e forza femminile. Esempi di cui abbiamo gran bisogno per la ripartenza.

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